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giovedì 1 novembre 2012

IL CLIMA E LE MALATTIE


Un Atlante mondiale delle malattie
«sensibili al clima»
L'iniziativa delle Nazioni Unite per rinforzare la collaborazione tra chi si occupa di salute pubblica, meteorologi e scienziati del clima

MILANO - Il cambiamento climatico incide quotidianamente sulla salute di milioni di persone. E come il clima cambia in modo sempre più drammatico, aumentano i pericoli per la salute della popolazione. Cicloni, uragani, siccità, alluvioni e altri fenomeni climatici estremi, insieme alla variabilità del clima, causano un numero sempre maggiore di morti, l’aggravarsi di malattie e virus, lo scoppio e il diffondersi di epidemie. L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) hanno lanciato l’Atlante della Salute e del Clima che, mettendo in evidenza quali sono le sfide attuali più importanti – e quelle emergenti - suggerisce come usare l’informazione meteorologica e climatica per proteggere la salute pubblica.



LE MALATTIE SENSIBILI AL CLIMA - Il nuovo manuale – atlante, basato sui dati scientifici più attuali - è ricco di mappe, tabelle, grafici ed esempi. Illustra esplicitamente i legami tra il cambiamento climatico e le malattie, evocando le prove scientifiche che legano le epidemie di malattie quali la malaria e la meningite alle conseguenze del cambiamento climatico. Un vademecum di «malattie sensibili al clima», che spesso coincidono con quelle più mortali. La malaria, appunto, che uccide un milione di persone all’anno (la maggior parte bimbi sotto i cinque anni), e che a causa degli effetti del surriscaldamento globale si diffonde più ad ampio raggio, anche in zone e in stagioni un tempo immuni. Il dengue, esacerbato dalle piogge torrenziali, che secondo i ricercatori potrebbe minacciare due miliardi di persone in più al mondo entro il 2080, rispetto ad oggi. La meningite, che esplode dopo le tempeste di sabbia. La diarrea. Il colera. L’asma. E naturalmente la malnutrizione, così legata a fattori ambientali.

IL RUOLO CRUCIALE DELLA PREVENZIONE – L’Atlante è pensato per gli operatori di tutto il mondo, e in particolare per politici, leader e tutti coloro che sono responsabili di prendere le decisioni che riguardano la prevenzione, uno strumento cruciale per affrontare le minacce climatiche. L’idea è quella di rendere più fruibile tutta l’informazione tecnica e scientifica, troppo spesso sottoutilizzata, per aiutare a rinforzare la protezione dalle conseguenze di un clima sempre più alterato, e ridurre i rischi sulla salute dei fenomeni climatici più violenti. «La prevenzione e la preparazione sono il cuore della salute pubblica – ha dichiarato Margaret Chan, Direttore Generale dell’OMS – La gestione del rischio è il nostro pane quotidiano. L’informazione sulla variabilità climatica e sul cambiamento climatico è uno strumento scientifico potente per aiutarci in questo compito. Il clima ha un impatto profondo sulla vita, e sulla sopravvivenza, delle persone. I servizi climatici possono avere un impatto profondo nel migliorare queste vite». L’iniziativa è parte dello sforzo delle Nazioni Unite per consolidare e irrobustire il ruolo dei servizi climatici. Vari studi dimostrano come, quando si crea una sinergia tra i servizi meteorologici e climatici e quelli della salute si possano salvare molte vite. Un esempio è il Bangladesh, dove la preparazione sui rischi legati alle emergenze climatiche ha ridotto le morti dovute al passaggio dei cicloni da circa mezzo milione nel 1970 alle 3000 del 2007.

LE CONSEGUENZE NEFASTE DEL CLIMA CHE CAMBIA- L’Organizzazione Meteorologica Mondiale è, insieme al Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, la madre dell’IPCC, il Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici, il cui ultimo rapporto scientifico riguarda proprio la gestione dei rischi legati agli eventi climatici estremi e ai disastri. Il cambiamento climatico – in cui le attività umane hanno un ruolo innegabile – influisce su fattori determinanti sulla salute umana, come acqua, aria e cibo, con conseguenze globalmente negative. I picchi di caldo estremo, per esempio, contribuiscono in modo diretto alla morte per problemi cardiovascolari e respiratori di persone anziane. Tali eventi, che normalmente occorrerebbero mediamente una volta nell’arco di un ventennio, potranno invece avvenire ogni 2-5 anni entro la metà del secolo, mentre il numero di anziani nelle città quadruplicherà. Globalmente, il numero di disastri naturali è triplicato dagli anni Sessanta, causando ogni anno 60mila morti, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Secondo le stime dell’OMS, il surriscaldamento globale dagli anni Settanta in poi ha causato oltre 140mila morti l’anno (dati fino al 2004). I suoi costi diretti sulla salute sono valutati tra i 2 e i 4 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.

Fonte: http://www.corriere.it/salute/12_ottobre_31/atlante-mondiale-malattie-clima_e49fbf16-233a-11e2-b95f-a326fc4f655c.shtml

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