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giovedì 5 maggio 2011

5 MAGGIO

Alessandro Manzoni scrisse “5 maggio 1821” dedicata alla morte di Napoleone, nei cui versi vengono ricordati gli avvenimenti più drammatici della vita del condottiero che si snodano e si intrecciano in una successione folgorante conferendo alla poesia una dimensione universale ed eterna.


Ei fu. Siccome immobile,

dato il mortal sospiro,

stette la spoglia immemore

orba di tanto spiro,

così percossa, attonita

la terra al nunzio sta,

muta pensando all'ultima

ora dell'uom fatale;

né sa quando una simile

orma di piè mortale

la sua cruenta polvere

a calpestar verrà.

Lui folgorante in solio

vide il mio genio e tacque;

quando, con vece assidua,

cadde, risorse e giacque,

di mille voci al sònito

mista la sua non ha:

vergin di servo encomio

e di codardo oltraggio,

sorge or commosso al sùbito

sparir di tanto raggio;

e scioglie all'urna un cantico

che forse non morrà.

Dall'Alpi alle Piramidi,

dal Manzanarre al Reno,

di quel securo il fulmine

tenea dietro al baleno;

scoppiò da Scilla al Tanai,

dall'uno all'altro mar.

Fu vera gloria? Ai posteri

l'ardua sentenza: nui

chiniam la fronte al Massimo

Fattor, che volle in lui

del creator suo spirito

più vasta orma stampar.

La procellosa e trepida

gioia d'un gran disegno,

l'ansia d'un cor che indocile

serve, pensando al regno;

e il giunge, e tiene un premio

ch'era follia sperar;

tutto ei provò: la gloria

maggior dopo il periglio,

la fuga e la vittoria,

la reggia e il tristo esiglio;

due volte nella polvere,

due volte sull'altar.

Ei si nomò: due secoli,

l'un contro l'altro armato,

sommessi a lui si volsero,

come aspettando il fato;

ei fè silenzio, ed arbitro

s'assise in mezzo a lor.

E sparve, e i dì nell'ozio

chiuse in sì breve sponda,

segno d'immensa invidia

e di pietà profonda,

d'inestinguibil odio

e d'indomato amor.

Come sul capo al naufrago

l'onda s'avvolve e pesa,

l'onda su cui del misero,

alta pur dianzi e tesa,

scorrea la vista a scernere

prode remote invan;

tal su quell'alma il cumulo

delle memorie scese.

Oh quante volte ai posteri

narrar se stesso imprese,

e sull'eterne pagine

cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito

morir d'un giorno inerte,

chinati i rai fulminei,

le braccia al sen conserte,

stette, e dei dì che furono

l'assalse il sovvenir!

E ripensò le mobili

tende, e i percossi valli,

e il lampo dè manipoli,

e l'onda dei cavalli,

e il concitato imperio

e il celere ubbidir.

Ahi! Forse a tanto strazio

cadde lo spirto anelo,

e disperò; ma valida

venne una man dal cielo,

e in più spirabil aere

pietosa il trasportò;

e l'avviò, pei floridi

sentier della speranza,

ai campi eterni, al premio

che i desideri avanza,

dov'è silenzio e tenebre

la gloria che passò.

Bella Immortal! Benefica

Fede ai trionfi avvezza!

Scrivi ancor questo, allegrati;

ché più superba altezza

al disonor del Gòlgota

giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri

sperdi ogni ria parola:

il Dio che atterra e suscita,

che affanna e che consola,

sulla deserta coltrice

accanto a lui posò.


mercoledì 4 maggio 2011

Un omaggio al Grande Torino

Da una torinese doc non poteva non venire un omaggio al Grande Torino.
La squadra. La più grande squadra italiana di tutti i tempi.
Anche dopo 62 anni.
Anche se non ero ancora nata.
La risposta alla domanda: "perchè c'è quella luce rossa sulla Basilica di Superga?"
Il ricordo.
Perchè finchè ci sarà quella luce accesa, ci sarà il ricordo.  Il ricordo di una grande squadra, cancellata per sempre da un terribile disastro aereo.

martedì 3 maggio 2011

L'amore ha tante forme differenti, tanti volti, che la nostra fantasia non basterebbe a immaginarli tutti. La difficoltà stà nel riconoscerla quando ce l'abbiamo davanti.