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domenica 7 aprile 2013

L'ITALIA RICONOSCE LA FEDE BUDDHISTA


È un’intesa storica quella approvata lo scorso dicembre tra lo stato italiano e le confessioni buddhista e induista. Non solo perché arriva dopo decenni di attesa – la prima richiesta da parte dell’Unione Buddhista Italiana risale al ’91 – ma soprattutto perché per la prima volta vengono riconosciute due religioni non appartenenti alla tradizione giudaico-cristiana, garantendo ai fedeli di tali tradizioni l’accesso ad una serie di diritti fondamentali per vivere a pieno la propria spiritualità.
In Italia i praticanti buddhisti sono 135.000 secondo i dati del Centro Studi sulle Nuove Religioni, circa 97.000 i migranti che professano questa fede, stando alla stima del Dossier Statistico Immigrazione 2012 Caritas/Migrantes.





Il diritto all’assistenza spirituale è una delle prerogative previste dalla legge 245 del 2012. “Gli incaricati della tradizione buddhista avranno accesso alle case di cura, agli ospedali e alle carceri per assistere i fedeli in momenti di particolare difficoltà” spiega Maria Angela Falà, vicepresidente dell’UBI. “Oggi esistono molti ospedali culturalmente sensibili, che hanno cioè dei protocolli per garantire l’assistenza interreligiosa, ma si tratta di concessioni. Altra cosa è avere una legge generale che permetta a qualunque persona di vedere rispettato un proprio diritto”. I ministri di culto potranno, grazie alle nuove norme, mantenere il segreto d’ufficio su quanto appreso nello svolgimento della propria funzione.

Il trattamento delle salme in osservanza delle tradizioni buddhiste è un’altra novità introdotta dall’intesa approvata. “In alcune scuole la morte viene considerata un processo che richiede del tempo affinché la vita abbandoni il corpo. Per questo c’è la necessità di attendere fino a 72 ore prima di procedere alla sepoltura o alla cremazione e di non manipolare la salma. Sarà quindi possibile richiedere tempi più lunghi, compatibilmente con le regole sanitarie”.

I luoghi di culto aperti al pubblico potranno ora affiancarsi agli edifici privati, creati finora dalle associazioni per assicurare uno spazio in cui svolgere le attività spirituali e riservati esclusivamente ai membri. La Grande Pagoda, primo tempio buddhista della capitale aperto a tutti, sarà inaugurata il 31 marzo a via dell’Omo 140, nei pressi di via Prenestina. Tale spazio godrà, in virtù dell’intesa, di una tutela analoga a quella prevista per le chiese cristiane: requisizioni o espropriazioni richiederanno un accordo dell’UBI e l’ingresso delle forze dell’ordine sarà vincolato al previo permesso del ministro di culto preposto.


Maria Angela Falà, vicepresidente dell’Unione Buddhista Italiana
I lavoratori di fede buddhista potranno osservare la festa del Vesak, che celebra la nascita, l’illuminazione e la morte del Buddha e che ricorre convenzionalmente l’ultimo sabato e domenica del mese di maggio di ogni anno.

8×1000. Grazie al riconoscimento sarà possibile destinare l’8×1000 all’UBI, che riceverà i fondi a partire dal 2016. “Utilizzeremo le somme specificamente destinate a noi per sostenere le attività di culto, organizzare iniziative culturali e promuovere attività sociali e umanitarie rivolte non solo alle comunità buddhiste ma alla società in generale”. Le quote relative alle scelte non espresse dai contribuenti saranno invece destinate esclusivamente ad attività umanitarie: “Individueremo ogni anno un asse mirato di intervento perché riteniamo che l’8×1000 sia un trasferimento di denaro pubblico e pertanto chi riceve i fondi deve assumersi la responsabilità di restituirli attraverso servizi alla comunità”.

Fonte: http://www.piuculture.it/it/2013/03/litalia-apre-ai-buddhisti/

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