Sono passati 63
anni.
Molti di noi non erano nemmeno nati, eppure
tutti ricordano di aver sentito parlare con dolore di questo tragico incidente aereo che ha cancellato un'intera squadra di calcio italiana, IL GRANDE TORINO.
Il cui ricordo è rimasto in tutti coloro che
hanno avuto la possibilità di visitare la Basilica
di Superga, vedendo la grande lapide ospitata sulla parete della
recinzione.
Quella squadra che aveva saputo far sognare, che
era stata capace di vincere 5 scudetti di seguito negli anni dal 1942 al 1949.
Quel tragico 4
maggio 1949, il giorno in cui
31 persone a bordo di un aeroplano si schiantarono proprio sulla Basilica di Superga a Torino.
La squadra tornava da un'amichevole, giocata a
Lisbona contro il Benfica.
Ogni sera guardando verso la collina torinese,
si può vedere il segnale
luminoso rosso che serve a segnalare agli aerei lo spazio d'ingombro della Basilica.
Si ma quella sera in mezzo alla nebbia quel segnale non c'era.
Non c'era perchè è stato messo solo dopo che la più grande squadra italiana di
tutti i tempi ha perso la
vita su quella collina.
Quella sera verso le 17 la nebbia era così fitta e la pioggia così battente da non permettere ai piloti di vedere oltre 30 metri, distanza
alla quale oramai era impossibile evitare un impatto del genere.
Nessuno dei presenti a bordo ha avuto scampo.
31 persone, tra giocatori, piloti e personale dello staff tecnico.
Gli unici sopravvissuti sono stati coloro che non erano
stati scelti per partecipare a quella partita, gli infortunati e qualcuno che aveva preferito
partecipare ad una cresima.
Si può parlare soltanto di tragico destino.
Questo tragico
incidente aereo resterà per
sempre negli annali della
storia torinese, nella storia
d'Italia.
Ogni anno i grandi tifosi, molti del Torino, molti di altre squadre
di calcio nazionale, partecipano come oggi
alla commemorazione dei nostri più grandi giocatori.
Mai più squadra fu tanto grande.
Non ci resta che alzare gli occhi verso la collina, la sera quando è limpido.
Guardare quel segnale rosso.
Pensare a chi non c'è più.
Pensare che forse non è solo un segnale, che forse è un modo
per non dimenticare.
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